Etna, sette meraviglie del grande vulcano

Per i Greci era “la fiamma ardente”, per gli Arabi “il monte di fuoco” … tutto questo esprime il nome Etna, possente montagna che domina la costa orientale della Sicilia. Il vulcano attivo più alto d’Europa – con i suoi 3.300 metri sempre variabili a causa delle eruzioni – è il protagonista principale del turismo siciliano. O meglio, LA protagonista.

Perché da queste parti l’Etna è femmina. Una madre, o un’amante focosa, in ogni caso una donna … anzi, una montagna. L’unica vera montagna dell’isola e, come tale, degna di ammirazione e rispetto. E chi arriva in Sicilia per la prima volta non può non restarne affascinato a prima vista. Se poi la conoscesse in dettaglio, se ne innamorerebbe per sempre. Per almeno sette ragioni validissime.

Le eruzioni

Se siete fortunati quanto basta da assistere a una eruzione dell’Etna durante il vostro soggiorno… l’emozione è impagabile! Le eruzioni di questo vulcano sono talmente spettacolari che si possono ammirare in perfetta sicurezza da chilometri di distanza. Ormai è vietato, ma in teoria ci si potrebbe anche avvicinare a pochi centimetri dalla lava…. che scorre molto lentamente e senza pericoli immediati.

I boschi

Iniziando l’esplorazione del Monte Etna dal basso, vi colpiranno le grandi aree boschive che circondano il vulcano. Sono solo il residuo delle foreste che dovevano coprirlo interamente prima dell’era Romana, quando buona parte dei boschi furono sfruttati per costruire le navi imperiali!

I boschi più belli dell’Etna sono: il bosco dell’Ilice (sul fianco orientale – tra i cui alberi si trova la secolare quercia Ilice di Carrinu), i castagneti di Sant’Alfio – che custodiscono il millenario albero Castagno dei Cento Cavalli. E ancora, la Pineta Ragabo (fianco nord – dove si trova anche il pino più antico dell’Etna), le ginestre giganti di Piano dei Grilli (fianco ovest) e la Pineta di Nicolosi, sul versante meridionale.

La neve

L’Etna è un vulcano talmente grande e alto da avere diverse piste per gli sport invernali. Sciare o fare snowboard qui è elettrizzante, perché mentre scendete sul tappeto bianco della neve ammirate il Mar Jonio davanti ai vostri occhi!

Gli impianti più famosi, e quelli più fruibili, sono quelli di Piano Provenzana, a nord. Qui la neve permane fino a tarda primavera. Dura di meno a sud, ma consente ugualmente di sciare specie lungo canaloni lavici nei pressi della Montagnola o del Rifugio Sapienza.

I crateri attivi

L’Etna ha attualmente cinque crateri attivi, ma la formazione di nuove bocche eruttive qui è continua. I cinque principali si trovano a oltre 3000 metri di altezza, lontanissimi dalle zone abitate. Si raggiungono da Rifugio Sapienza tramite la funivia e poi con i fuoristrada in quota.

ATTENZIONE! La visita ai crateri è consentita soltanto se le condizioni di sicurezza permettono di avvicinarsi. I crateri dell’Etna sono: il Centrale, formato dai condotti Bocca Nuova e Voragine, il Nord Est, il Sud Est e il Nuovo Sud Est. A cavallo di questi ultimi due, di recente, si è aperto un sesto cratere detto “della Sella”.

I crateri spenti

Il territorio dell’Etna è disseminato di crateri antichi e recenti, ormai spenti. Si tratta di crateri “monoeruttivi” ovvero che dopo aver prodotto l’eruzione si spengono per sempre. I turisti vengono condotti a visitare i Silvestri, sul fianco sud, oppure i Sartorius, a est, che sono i più panoramici e affascinanti. Ma quasi tutte le colline che vedrete lungo i vostri itinerari (monte Gorna, monte Rosso, monte Mojo, monti Fratelli Pii …) sono ex crateri, oggi magari ricoperti di bellissime vigne!

Le grotte

Se accompagnati da una brava guida, potrete avventurarvi dentro le grotte dell’Etna. Spesso sono state formate dallo scorrere della lava stessa, alcune sono talmente profonde e alte da conservare neve e ghiaccio per mesi. Grotta del Gelo, ad esempio, è il “ghiacciaio più a sud d’Europa”. Spettacolare ma difficile da raggiungere. Bellissime e più accessibili, invece, Grotta Tre Livelli e Grotta dei Lamponi.

Le chiese che fermarono la lava

La gente dell’Etna crede fermamente che il vulcano “obbedisca” a Dio. Il territorio è disseminato di chiesette e altarini che “fermarono la lava”. La più bella è la cappella Sacro Cuore di Fornazzo, ancora oggi sepolta in parte dalla roccia di lava. Suggestiva la chiesa del Campanarazzu, a Misterbianco, che sorge sotto 15 metri di roccia lavica. O “i Magazzeni”, a Sant’Alfio, una chiesetta davanti alla quale l’eruzione addirittura cambiò strada!